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Protagonista principale di questo romanzo è un ciondolo, un misterioso oggetto lasciato in eredità - carico della memoria del nostro Novecento e catalizzatore di forze opposte - che finirà per imporsi come uno spartiacque del tempo, dei sentimenti e dei legami. La voce narrante è quella di Sara, una restauratrice che vive a Livorno, innamorata dell'arte e del bello. I suoi occhi, accorati quanto ironici, dipaneranno per il lettore i momenti della sua infanzia e della sua vita, il rapporto con le sue complici amiche Betta, Manuela e Teresa così come pure i legami con la sua famiglia. Una voce a volte colloquiale, altre improvvisamente pensosa, con cui racconta Livorno e i suoi abitanti rumorosi: la città del suo cuore, delle sue radici, dove Sara ha imparato a decodificare il mondo attraverso i profumi, i colori, gli umori. Una voce che narra, però, anche Pisa, la sua cultura, la sua nobiltà, i lungarni poetici: città che l'ha accolta, abbracciata, aiutata a sciogliere alcune ombre. Una sorta, insomma, di pendolarità che disegna e ridisegna il suo arco attraverso lo spazio, il passato e il presente, le note di una scrittura quotidiana, femminile. Le righe di un ricordo venato di un dolore ovattato che il ciondolo sembrerà nuovamente acuire con un cambio di passo che coinvolgerà e, in parte sconvolgerà, la vita di Sara.